Ultima modifica: 1 Novembre 2019

I nuovi professionali

 

 

 

La legge conosciuta come la “Buona Scuola” (legge n. 107 del 13 luglio 2015), all’articolo 1, (commi 180 e 181, lett. d), ha previsto un’apposita delega legislativa sulla “revisione dei percorsi dell’istruzione professionale” e sul raccordo di questi ultimi con i percorsi della IeFP (Istruzione e Formazione professionale regionale). Il Governo ha successivamente proceduto all’approvazione del Decreto Legislativo n. 61 del 13 aprile 2017 per dare attuazione a quanto previsto dalla legge n°107.

L’avvio dei nuovi percorsi è avvenuto a partire dall’anno scolastico 2018/19 per tutte le classi prime e andrà a regime nell’anno scolastico 2022/23 con la definitiva abrogazione del D.P.R. n. 87/2010, che attualmente disciplina gli Istituti Professionali di Stato.

Il Decreto 61/2017 ha ridisegnato completamente l’impianto dell’istruzione professionale italiana, con lo scopo anche di integrare i due sistemi: quello statale(Istruzione Professionale) e quello regionale (Formazione Professionale).

Nel decreto di riordino gli Istituti Professionali statali sono definiti come “scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione ed innovazione”. Ciò significa che proprio in quanto “scuole territoriali”, esse sono strettamente collegate al territorio nel quale agiscono ma anche che debbono mettere in atto un’azione didattica volta a favorire un processo educativo e formativo innovativo che avviene in un ambito più ampio perché include soggetti e partner di diversa natura, non più solo la scuola, i suoi addetti e i suoi spazi.

Per fare ciò gli IP devono essere:

  • aperti nei confronti dei rapporti con le Istituzioni e gli stakeholders del territorio;
  • impegnati nell’impiego di metodi didattici sperimentali, innovativi e laboratoriali

Il Decreto di riordino prevede che l’offerta formativa erogata dagli Istituti professionali sia omogenea sull’intero territorio statale, ma anche che sia parzialmente declinabile in autonomia dalle singole istituzioni scolastiche, in connessione con le priorità indicate dalle singole Regioni nella propria programmazione; infine, pur essendo affermata la finalità dei nuovi professionali verso il mondo del lavoro e delle professioni, al termine del percorso scolastico, ovvero una volta conseguito il diploma quinquennale, i diplomati possono accedere non solo all’Università e alle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, ma anche agli Istituti Tecnici Superiori (ITS).

Il profilo educativo, culturale e professionale della nuova Istruzione Professionale.

I nuovi Istituti professionali sono strutturati in un biennio e in un successivo triennio (sistema 2+3) e si caratterizzano per essere ripartiti in 11 indirizzi di studio; per ciascun indirizzo viene aumentato il monte ore dedicato alle attività pratiche, di laboratorio e in alternanza scuola-lavoro presso le imprese del territorio.

L’identità culturale, metodologica e organizzativa del diplomato dell’istruzione professionale è riassunta nel Profilo Educativo, Culturale e Professionale(PECuP). La metodologia privilegiata nel corso del quinquennio è la didattica per competenze, attuata attraverso le UDA (Unità di Apprendimento ) che saranno di diversa tipologia:

  • monodisciplinare: è un percorso didattico sviluppato da una sola disciplina dell’asse di riferimento
  • di asse/i: coinvolge o tutte o più di una disciplina dell’asse culturale oppure più assi dell’area generale
  • di indirizzo: coinvolge almeno un asse dell’area generale e l’asse dell’area di indirizzo professionalizzante
  • di recupero: possono essere svolte/assegnate in itinere o durante la pausa didattica, al termine del primo periodo, oppure in occasione della revisione del PFI al termine del primo anno del biennio
  • di potenziamento/progettuale: riguarda le ore dedicate allo sviluppo dei progetti scolastici
  • di ASL: (solo per il triennio ed eventualmente per il secondo anno del biennio) riguardano i percorsi di alternanza scuola-lavoro.

L’UDA può essere definita come un’occasione didattica significativa per gli allievi, fondata su una serie di esperienze di apprendimento diverse, che superano l’insegnamento tradizionale (come la lezione frontale) e che privilegiano invece il laboratorio, la ricerca personale, le attività di gruppo, le esperienze extrascolastiche e mirano alla formazione integrale della persona, attraverso lo sviluppo di competenze trasversali e disciplinari. Si tratta di un ambiente di apprendimento dinamico, che prevede una maggiore motivazione e coinvolgimento degli alunni e una valutazione delle competenze al termine di ciascuna UDA. Alle UDA è riferita la certificazione delle competenze al termine del biennio.

In base a quanto previsto dal Decreto attuativo di riordino dell’istruzione professionale (D.I. n. 92 del 24/05/20189, il diplomato di istruzione professionale nell’indirizzo “Servizi Commerciali”:

  • Partecipa alla realizzazione dei processi amministrativo-contabili e commerciali, con autonomia e responsabilità esercitate nel quadro di azione stabilito e delle specifiche assegnate nell’ambito di una dimensione operativa della gestione aziendale.
  • Supporta le attività di pianificazione, programmazione, rendicontazione relative alla gestione.
    Utilizza le tecnologie informatiche di più ampia diffusione.
  • Collabora alle attività di comunicazione, marketing e promozione dell’immagine aziendale in un ambito territoriale o settoriale attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici innovativi, orientando le azioni nell’ambito socio-economico e interagendo con soggetti e istituzioni per il posizionamento dell’azienda in contesti locali, nazionali e internazionali.
  • Riferisce a figure organizzative intermedie in organizzazioni di medie e grandi dimensioni, ovvero direttamente al management aziendale in realtà organizzative di piccole dimensioni.